Biografia
Eros Costantini, * 1933 Brissago, † 25.03.2011 Lugano. Ha cominciato la sua carriera giornalistica nel 1963. A 30 anni entra alla TSI, dove diventa redattore del telegiornale e, in seguito, inviato a Zurigo e Ginevra. Ha collaborato con il Corriere del Ticino dal 1967, e anche dopo il suo pensionamento, nel 1998. Dall'ultima pagina del giornale, con il suo "Cappello a sonagli" lanciava uno sguardo divertito e divertente sulla realtà, come pure sul settimanale della Migros con "Spigolature". Costantini è stato corrispondente occasionale anche per il "Messaggero" di Roma, "La Domenica del Corriere", "Epoca". Nel dicembre 2002 ha pubblicato presso le Edizioni San Giorgio il "Dizionarietto elvetico". Muore il 25 marzo 2011 dopo una lunga malattia. "Visse nel dubbio: se ne andò ancor più dubbioso" si legge nel necrologio della moglie Elena (nata Nardelli, 1939, † 12.03.2022) e della figlia Barbara.
"Tanto per rompere il ghiaccio, come dice un vetusto quanto sempre valido adagio, diciamolo: un anziano e ancor più un vecchio non s’improvvisa, per farne uno ci vogliono anni. Quindi coraggio a tutti noi. E scusino quanti non amano i termini vecchio e vecchiaia, accantonati per lo più, anzi quasi nascosti dalle ipocrisie del “politico corretto” che al massimo gli preferisce anziano, prestante, seniore e altri sostantivi e aggettivi a volte contorti o patetici e finanche ridicoli pur di evitare vecchio e vecchiaia.
Ed eccomi al tema della mia divagazione, che magari non è quella che vi aspettate (comunque alla fine potrete anche spararmi)."
(22.04.2010 - L’Assemblea del Consiglio degli anziani del Cantone Ticino, riunitasi il 22 aprile 2010 a Giubiasco > le riflessioni di Eros Costantini sulla vecchiaia)
Azione, 13 maggio 2008 > Spigolature
Fame e diete > Eros Costantini
Miei cari cinque o sette lettori: basta con la frivolezza. Eccoci arrivati al momento della riflessione, della meditazione su un argomento fondamentale per l’umanità: la fame nel mondo. Allo smagato e a volte cinico stantio cronista, scusatelo, viene da sorridere sarcasticamente. Oltre a pensare di aver svolto un mestiere inutile allineando milioni di parole, è sempre più convinto che poco o nulla si possa contro certe endemiche piaghe dell’umanità che accompagnano l’uomo fin dalla sua apparizione sulla terra: guerre, ingiustizie, false credenze, miseria e fame. Con l’età un certo sano cinismo aiuta a sopravvivere. Come dice Ambrose Bierce, esso è dovuto a un difetto della vista, per cui si vedono le cose come sono e non come dovrebbero essere. Ma dite un po’: uno sconfortato e piccolo esponente dell’umanità non ha diritto di cercare aiuto in un po’ di cinismo e di acida ironia dopo anni di speranze disattese? Per meglio intenderci. Correva l’anno 1972 quando l’acerbo cronista seguì per la prima volta a Ginevra un incontro dedicato alla fame nel mondo, dove il nostro ministro degli esteri Pierre Graber si disse fiducioso che quella piaga sarebbe stata debellata nel giro di un decennio. A quell’incontro internazionale seguì due anni dopo, a Roma, la grande Conferenza delle Nazioni Unite per far fronte ai 450 milioni di persone che allora lottavano ogni giorno contro la fame. Oggi quei 450 milioni sono diventati un miliardo. Nel luglio 1985 il vostro scettico cronista dovette riferire, per vari media, del mega-concerto in Mondovisione organizzato da Bob Geldof per debellare a colpi di rock la fame nel mondo. Incassi fenomenali e grande pubblicità per le tante stars della musica, ma ai poveri affamati, lo si è poi saputo, arrivarono solo alcune briciole di quella grande torta. E mentre c’è chi muore sfinito dalla fame, nei Paesi cosiddetti industrializzati aumentano di giorno in giorno le armate di quanti fanno la dieta perché hanno chili in più. Innumerevoli incontri, conferenze, vertici e simposi animati da pasciuti delegati di quasi tutti i Paesi della Terra si sono susseguiti negli ultimi cinquant’anni. Tanti e tutti traboccanti di bei propositi e grandi promesse, rimaste per lo più tali. A quegli affamati di quaranta, trenta, venti e dieci anni addietro si era garantito di liberarli da quel tormento. Cosa avvenuta, difatti sono tutti morti di fame. Ripeto: ma come non essere cinici o quanto meno mordaci nel parlare di problemi insoluti da decenni? Nonostante le tante discussioni e promesse si continua inoltre a foraggiare certe grandi e piccole associazioni (cosiddette umanitarie) animate da sparuti gruppi di idealisti manovrati ideologicamente-politicamente-affaristicamente da gente di pochi scrupoli, la quale non esita a tessere oscuri rapporti con tiranni, signorotti delle guerre, satrapi e compagnia bella che affamano interi popoli piazzando milioni negli scrigni delle nostre banche. Oppure, come rivelato in questi giorni, capi di stato africani i cui cittadini muoiono di stenti acquistano interi quartieri di Parigi e Londra. Anno dopo anno la fame dilaga con motivazioni diverse: guerre, prezzi pilotati, crisi monetarie-energetiche, rapine commerciali di pochi ai danni di tanti, degrado ecologico, gestioni a volte assurde delle risorse alimentari, ecc. Ha detto bene qualcuno: ogni morto di fame è un morto pericoloso. Oggi si parla di speculazioni sul mercato dei cereali a causa di Stati che privilegiano alla coltivazione alimentare la produzione agricola di biocarburi. Come più volte accennato da scienziati, sociologi e pensatori vari, su tutta questa complessa problematica si staglia l’ombra di un’ipocrisia planetaria o di timori reverenziali verso le religioni, poiché il dramma e le minacce sociali che ne derivano è costituito innanzitutto dalla incontrollabile esplosione demografica di certe popolazioni guidate da dogmi religiosi che si oppongono ad ogni controllo delle nascite. Il ritmo di aumento della popolazione mondiale è calcolato intorno alle 200’000 persone al giorno, cioè 75 milioni all’anno. C’è chi già prevede quanto prima rivolte, epidemie ed esodi in massa dovuti alla fame. La cosa ci rende ovviamente tristi. Be’, per riempire questo vuoto non ci resta che mangiare qualcosa.
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http://www.areaonline.ch/Quegli-spinelli-mi-fecero-bene-3e1d6000