Biografia

Aldo Ferrario, * 24.7.1944 Sorengo, † 16.03.2020 Carona. Dopo il ginnasio a Lugano, frequenta il Centro scolastico per le industrie artistiche (1959-1961) e la Kunstgewerbeschule di Zurigo (1960-63),  dove conosce lo scultore Emilio Stanzani con cui poi lavora a Zurigo e a Parigi, e dove incontra e frequenta altri artisti, come César e Francis Bott. I soggiorni nella capitale francese diventano per lui occasione di confronto non solo con la tradizione artistica occidentale, ma anche con i linguaggi delle avanguardie storiche (Picasso, Brancusi e Matisse in particolare) e delle neoavanguardie, nei cui confronti mantiene un atteggiamento critico: ciò che interessa a Ferrario è la declinazione della modernità dentro la continuità di una tradizione anche manuale ed espressiva. Dal 1964 al 1968 frequenta l’Accademia di Brera a Milano, dove si diploma in scultura con Luciano Minguzzi; nel 1965 è invitato con il suo maestro alla Internationale Sommerakademie der bildenden Kunst di Salisburgo, fondata da Oskar Kokoschka. Negli anni 1977, ’78 e ’79 ottiene la Borsa federale svizzera per la scultura.

Nel 1980 la città di Mendrisio acquistata una sua scultura in granito, mentre nel 1982 è la Confederazione ad acquistare una sua opera di grandi dimensioni in bronzo, dal titolo “Gruppo di figure”.

Nel 1985 su proposta della Commissione federale di Belle Arti gli viene commissionata un’opera di grandi dimensioni, intitolata “Colloquio”, destinata al Palazzo delle telecomunicazioni di Bellinzona. Sempre nel 1985, si aggiudica il concorso nazionale, per una scultura di grandi dimensioni dal titolo “Grande atleta” che verra’ collocata Centro nazionale sportivo di Tenero.

Tra le mostre più significative si segnalano quella del 1980 alla III Biennale d’arte del Comune di Mendrisio nel Chiostro dei Serviti e le personali del 1991 alla Städtische Galerie Schwarzes Kloster e all’Augustinermuseum di Friburgo in Brisgovia, del 2001 alla Galleria La Colomba di Lugano e del 2005 alla Facoltà di Teologia di Lugano. Sue opere figurano in collezioni private e pubbliche in Svizzera, Italia, Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti. 

Scultore aperto alla sperimentazione e alle sollecitazioni dei materiali, fin dagli esordi Ferrario alterna il bronzo e il legno, nell’intento di liberare la scultura dall’idea di monumento e di suggerire una possibile integrazione tra uomo e natura, di cui il legno è evidente richiamo. Le sculture lignee degli anni ’80 sono caratterizzate da volumi elementari, fortemente sottolineati dall’uso parco ma costruttivo ed energetico del segno-colore. La forma è liberata dal volume del tronco con netti contrasti tra masse levigate e superfici ruvide, non lavorate. Vi si percepisce la volontà di operare nel solco di una tradizione che da Cézanne e Matisse, passando per De Kooning, scende a Giacometti, in nome di una scultura spoglia, rude ed essenziale. La ricerca di Ferrario si allarga poi verso nuovi esiti o mezzi espressivi come la pittura ad olio. Degli anni ’90 è l’emergere di figure che paiono uscire direttamente dal tronco, attraverso un processo di liberazione rapido in cui i denti della motosega, ancora chiaramente leggibili, restituiscono immagini allungate, slabbrate e corrose, in pose patetiche che rimandano all’arte primitiva, africana soprattutto, e si caricano di connotazioni primordiali e sacrali. Nei bronzetti sul tema «Artista e modella» degli ultimi anni ’90, Ferrario insegue ancora mobilità di esecuzione e freschezza di segno. Si tratta di scene eseguite con cera calda e impostate nello spazio con la rapidità propria al disegno, con un gesto rapido e fluido. Il tema della sacralità della figura umana caratterizza anche le più recenti sculture lignee che vivono un processo di solidificazione delle forme e di raffreddamento del gesto, e sono contraddistinte da superfici più vaste e definite, da pose ieratiche e solenni e da una frontalità arcaica dai richiami sironiani. L’aggiunta di innesti in bronzo determina una dialettica polimaterica cui contribuisce anche l’utilizzo del colore, usato qui in maniera più strutturale, a definire zone e superfici contigue. 

Soggetto predominante dei dipinti, dai rimandi a Matisse e Bacon, è il ritratto di una o più persone, normalmente colte in un ambiente domestico ben circoscritto ma anonimo e privo di profondità prospettiche, dai colori innaturali, omogeneamente campiti e spesso accesi, dove i corpi, perlopiù bidimensionali, sono fissati in uno spazio decontestualizzato.

Opere: Bellinzona, Museo Villa dei Cedri; Bellinzona, Palazzo delle Telecomunicazioni; Lugano, Museo civico di belle arti; Lugano, Collezione Fondo comunale Carlo Cotti; Mendrisio, Scuola Media Canavée; Tenero, Centro sportivo nazionale della gioventù.

Claudio Guarda, 2005

 

 

Le sculture lignee di Aldo Ferrario, Testo di Mario Botta.  Estratto dal catalogo di Aldo Ferrario, Skulpturen, Gemälde, Zeichnungen, Städtische Galerie Schwarzes Kloster und Augustinermuseum, Freiburg im Breisgau, 2.8.-1.9.1991

Il primo incontro fu inquietante. Nello studio-atelier dell’artista le sculture allineate fra i tronchi cilindrici di legno, richiamarono l’attenzione per quel loro aspetto un po’ sgraziato, per quei rapporti fuori misura rispetto alle dimensioni umane, per quelle teste ingombranti e quell’ostentare la struttura tormentata del legno, quasi fosse ancora parte legittima del tronco originario. Questo non mi impedì, incuriosito, di meglio osservarle, camminando fra loro attorno scrutandone pieghe e atteggiamenti per scoprirne le gesta a stento contenute nel cilindro virtuale. Dopo lo stupore iniziale le sculture si proposero subito come protagoniste per la lettura-confronto che avevano sollecitato. L’attrazione che esercitavano era perentoria simile a quella dettata da figure primarie. Non mi fu facile staccare lo sguardo insistente e l’attenzione invaghita. Queste note sono forse proprio un modo per rincorrere un interesse che queste sculture avevano sollecitato con i loro persistenti interrogativi. Sono figure che riconosco a me vicine, legate alle mie inquietudini, sono figure che appartengono alle mie speranze, sono segni di una comune identità. Ritagliate con rapidi e violenti interventi di motosega e ascia direttamente dal cilindro retto del tronco, si configurano come personaggi della quotidianità, figure a noi vicine che impietosamente ci interrogano nel bel mezzo del gran correre di ogni giorno. Il linguaggio scultoreo diretto sfugge da preoccupazioni plastiche e compositive, non vi è accenno a compiacimenti o cedimenti “formali”. La scultura, come nelle rappresentazioni primitive, mira al messaggio attraverso un impatto violento che l’artista riesce a trasmettere con una partecipazione-commozione disarmanti. Il tronco profondamente scavato e intagliato si ripropone quasi fosse ancora parte di quella natura di albero che l’ha generato, come se un’ultima risorsa vitale lo avesse trasformato in nuove umane sembianze anch’esse ancestrali – che narrano di uomini, di donne e bambini nei quali siamo chiamati a identificarci. Dalle basi cilindriche che disegnano il tronco originario, si innalzano nel legno figure umili bloccate in atteggiamenti quotidiani che ci osservano attraverso la loro cecità e ci interrogano con il loro silenzio. Compressi entro il volume primario, i gesti semplici e comuni (uomo appoggiato, figura con cactus, madre con bambino) sanno proporci personaggi severi appena abbozzati nel legno, tracciati con profondi intagli dove il non finito si evidenzia con squarci e ferite ancora grondanti. L’albero-uomo può essere anche uomo-albero, dove una sua congenita nozione del tempo ci allontana dagli affanni quotidiani per riportarci ai ritmi di natura in cui, per un meraviglioso attimo, ci è ancora possibile immergerci nel continuo infinito rincorrersi delle stagioni. In queste sculture la rapidità del farsi e del crescere fino al momento più appropriato si equilibra con i tempi sofferti e fulminei del gesto creativo; sono figure generate da un seme di umanità che l’artista ha saputo – come fosse cosa naturale – predisporre affinché il fatto poetico si renda possibile.

Mario Botta, Lugano, 17 giugno 1991

 

Links:

https://www.aldoferrario.ch/sculture-in-bronzo/

https://www.google.com/search?q=aldo+ferrario&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=2ahUKEwiA-f-YxePmAhUJwMQBHadYC74Q_AUoAXoECBAQAw&biw=1334&bih=722&dpr=1.25

http://www.lacolomba.ch/artisti-del-900/ferrario-aldo/

https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/laser/Ritratto-d%E2%80%99artista-Aldo-Ferrario-246256.html

http://www.officinaverde.ch/aldo%20ferrario.htm

http://www.fortini-camorino.com/opere-di-aldo-ferrario/opere_aldo_ferrario_2015_1/

http://www.fortini-camorino.com/opere-di-aldo-ferrario/

https://www4.ti.ch/decs/dcsu/osservatorio/agenda/home/risultati/dettaglio/?idEvento=76606&type=e

https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/laser/Ritratto-d%E2%80%99artista-Aldo-Ferrario-246256.html

https://www.aldoferrario.ch/wp-content/uploads/2021/04/Aldo_RSI.mp4

https://www.fondazionegiudici.com/temporary-space/archivio-mostre/dialoghi-di-scultura-2

https://www.azione.ch/societa/dettaglio/articolo/architettura-e-scuole-alleanza-possibile.html

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https://www.aldoferrario.ch/wp-content/uploads/2021/04/Catalogo_FF_20210411.pdf

https://www.gallerialaloggia.ch/2024/09/02/aldo-ferrario-opere-su-carta/

 

 

 

Aldo Ferrario

 

 

 

 

 

 

 

 


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