Biografia

Fabiola Quezada, nasce nel 1968 a Temascalapa, presso Città del Messico. Nel 1991 ottiene la laurea in amministrazione industriale al Politecnico di Città del Messico, contemporaneamente frequenta il “Taller de artes plásticas” condotto da José Sirahuen Valdez e partecipa alle prime mostre collettive. Nel 1992 il lavoro e la vita familiare la portano a stabilirsi in Europa. Dal 1999 studia all’Accademia di belle arti di Brera a Milano, dove approfondisce il tema del corpo in pittura e in fotografia, e dove si diploma nel luglio 2003.

Nel 2004 vince il Premio Lissone del Museo d’arte contemporanea della città di Lissone, Milano. Vive a Lugano. Lavora tra Svizzera, Italia e Messico.  



Uno dei dipinti della sua formazione giovanile con cui Fabiola Quezada ha scelto di convivere sempre, nella quiete tersa dello studio di Lugano, è un d'après Cézanne.
Ciò spiega molte cose. Perché Fabiola non ha intrapreso la via dell'art d'ameublement che pure molti postconcettualismi oggi autorizzano, e piuttosto quella di una fedeltà fondamentale alla pittura, a una pittura che sia insieme carne e nervi, e intelletto. Perché, soprattutto, non trascrive ma scrive realtà, come solo la pittura, da sempre e tanto più dal Novecento, dopo Cézanne appunto, sa e può fare.
Nello studio nascono tele ampie, dove il gesto veloce e intento, come risolutivo dopo la sintesi lenta del ripensamento, come ultimativo dopo i rimuginii e le cautele lunghe dell'appropriazione emotiva d'immagine, fa essere visioni potenti di corpi, con quel baluginare allentato di luci sulle carni, colpeggi bianchi a rialzarsi sui bruni che affiorano dall'ombra, complice un blu in controcanto: come in Cézanne, come nei nudi maschili con cui Matisse inaugura l'anno 1900 e dei quali Quezada fa evocazione ormai inconsapevole, divenuti nutrimento autonomo della sua individuata vocazione.
La questione sta tutta lì, per lei. Ritrovare la necessità, la ratio, la tensione, di una pittura che non deragli dall'identità atavica, occidentale dell'arte, lavorando nelle sue pieghe problematiche forti senza farsene succube. Una pittura, avrebbe detto in un altro tempo un Anton Francesco Doni, "modernamente antica e anticamente moderna", che tenta quelle grandezze, che si nutre di quel sangue, per essere viva oggi, non facendosene scudo e alibi.
Senti allora nelle pose e nei tocchi Caravaggio e Velázquez allo stesso modo che Bacon e Freud, senti la riflessione sull'arte sorella/antagonista, la fotografia - che pure Fabiola pratica tutt'altro che minoritariamente, en artiste - di autori come un Edward Weston e un Minor White: senti il dubbio fondamentale della contemporaneità, ma anche l'ethos profondo del rischio di un'immagine snudata, forte, non aggettivata.
Quezada tenta, infine, una densità differente. E un corpo, ancora. Un corpo di pittura: capace di non captazioni sensibili artificiose, ma d'una partecipazione sensoriale fatta energia e pienezza emotiva: l'erotica, nuovissima e antica, d'un fare che cresce in far vedere e vedere.
Per questo ha voluto i propri occhi spogli; le proprie mani nude, dure, amorevoli. Pratica la responsabilità lucida, inflessibile, del lavoro dell'arte: insieme, la curiosità fastosa, la souplesse capace d'incantamenti, lo scacco all'intellettualismo.
Nascono queste opere. Che vogliono, prima di tutto, essere opere. Domande dubbi rischi scommesse tentativi affanni: e godimenti.
Che sono, soprattutto, lavori pieni.

Flaminio Gualdoni, Fabiola Guezada, Corpi

 

http://www.fabiolaquezada.com/

https://www.google.com/search?q=quezada+fabiola+artista&tbm=isch&ved=2ahUKEwj61_2niIKDAxV9bKQEHSN6DKIQ2-cCegQIABAA&oq=quezada+fabiola+artista&gs_lcp=CgNpbWcQAzoECCMQJzoGCAAQCBAeUKUHWPgaYMQpaABwAHgAgAHrA4gBzQiSAQU4LjQtMZgBAKABAaoBC2d3cy13aXotaW1nwAEB&sclient=img&ei=hjZ0Zfr8JP3YkdUPo_SxkAo&bih=755&biw=1536

https://artslife.com/2016/03/23/fabiola-quezada-nuova-presidente-di-visarte-ticino/

https://www.adhikara.com/fabiola-quezada/biography.htm

https://www.youtube.com/watch?v=85WIGxgbKZk

 

 

 

 

 

 


Fotografie di QUEZADA Fabiola

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