Biografia
Nando Snozzi, * 16.11.1951 Bellinzona. Trascorre la sua infanzia e frequenta le scuole a Bellinzona. Animato da una viva necessità interiore rivolta al dipingere, nel 1972 abbandona l’attività di contabile e si dedica pienamente all’arte. Si sposa nel 1971 e due anni dopo si trasferisce a Milano dove si iscrive all’Accademia di Brera. Nel 1977 ottiene la licenza con una tesi su Art brut e l’arte diseredata. Nel 1976 partecipa alla prima esposizione collettiva; nel 1977 viene incluso in una mostra alla Galleria Matasci a Tenero e tiene la prima personale a Locarno. Dal 1977 al 1981 si trasferisce in Francia; ottiene una seconda licenza presso la facoltà di arti plastiche all’Università di Parigi VIII. Dal 1981 espone in Francia a più riprese, a Losanna e in Ticino, a Bellinzona nella Galleria all’Attila. Significativa la sua partecipazione a Parigi al Salon jeune peinture; espone inoltre in collettive interessanti, a Zurigo nella Städtische Galerie zum Strauhof e a Olten, alla Kunsthalle im Hammer. Nel 1982 rientra in Ticino e l’anno seguente si risposa; tre anni dopo nasce una figlia, Zaira. Effettua soggiorni in Sardegna. Nel 1987 espone con Adriana Beretta e Reto Rigassi alla Shedhalle di Zurigo. Nel 1989 e nel 1991 ottiene la Borsa Federale. Nel 1990 il Museo Cantonale d’Arte a Lugano gli dedica una mostra. Seguono parecchie esposizioni personali in Svizzera; a Zurigo la Galleria Stummer presenterà regolarmente il suo lavoro. Partecipa a performances e rappresentazioni teatrali spesso condivise sulla scena con il percussionista Ivano Torre. Dirige una scuola di pittura e disegno, organizza manifestazioni d’arte contemporanea. Nel 1997 espone in una collettiva di artisti svizzeri allo Swiss Institute di New York. Vive e lavora a Bellinzona.
Fin dai primi lavori risalenti al 1973–74 l’universo artistico di Snozzi, fondato su una duplice matrice espressionista e surreale, indaga nei suoi risvolti tragici e comici la grande favola del mondo. Al centro delle narrazioni allegorico-surrealiste vi è la parabola del teatro umano, prevalentemente ambientata in un’era postatomica e collocata in un luogo senza spazio e senza tempo. Nella sua interpretazione visionaria e reale nel contempo coesistono sarcasmo, fantasia e umorismo. Il racconto, ambientato in scenari grotteschi e popolato di esseri umani e animali mostruosi, è sempre subordinato a esigenze pittoriche. Intreccio iconografico e dimensione pittorica danno luogo ad allegorie critiche, create dall’ artista per contribuire allo sviluppo della coscienza sociale. Il tema prioritario e permanente della «passeggiata dell’uomo che diventa animale» si esprime nelle opere del primo periodo attraverso un racconto suddiviso in tele-frammento, autonome, ma raccordate da un intreccio fatto di richiami cromatici, contrasti, esigenze costruttive rette dall’idea di un insieme.
Nel periodo successivo si accentua lo stacco fra realtà e finzione; l’artista, spesso presente nell’opera, è a sua volta interprete e spettatore della scena. Il racconto tende ad articolarsi per capitoli, illustrati in trittici e polittici. A partire dagli anni ’80, l’esperienza quale protagonista di performances, spettacoli teatrali e musicali apre l’attività pittorica a una nuova dimensione. Grandi figure dipinte in uno spazio più aperto coesistono su uno sfondo dai toni pastello e privo di gerarchia. A quadri, disegni e acquerelli si affiancano sculture-pitture, manifestazioni artistiche dominate da una sorta di «trance ritmico», in cui varie discipline – arte, teatro, musica – parlano il linguaggio di una coscienza «dove non dovrebbe sussistere arroganza di alcun genere». Volti, luce, violenza, sacro si fondono in una danza grottesca fatta di denuncia, di attaccamento alla realtà delle cose, di sarcasmo e chimera.
Opere: Lugano, Museo Cantonale d’Arte; Lugano, Banca del Gottardo; Berna, Collezione della Confederazione Svizzera; Bellinzona, Civica Galleria d’Arte Villa dei Cedri; Bari, Teatro Abeliano; Lugano, Unione di Banche Svizzere; Bellinzona, Credit Suisse; Chiasso, Credit Suisse; Mc Donald’s Svizzera.
Kahn-Rossi Manuela, 1998
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